Pane dall’estero: dura due anni e costa poco. Addio pagnotte.

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L’odore di pane appena sfornato è un odore rassicurante e unico. Sa di casa, sa d’Italia. Per qualche anno ho vissuto Dublino e lì non c’erano forni, o meglio ce n’era solo uno in tutto il centro; a dir la verità, assomigliava vagamente a un forno. Una sofferenza incredibile… E’ proprio vero: ci si accorge dell’importanza delle cose solo quando non si hanno più.

pane casareccio

Adesso che sono in Italia, pensavo di essere al sicuro, ma forse mi sbagliavo. Va di moda il pane rumeno, precotto, surgelato, spedito nel Belpaese e infine riscaldato e mangiato da noi consumatori. Pare sia più economico rispetto al nostrano. Panini, filoni, pane a fette, baguette, hanno invaso il mercato italico con il vantaggio che dura fino a due anni. Purtroppo la normativa non aiuta. Chi vende pane confezionato all’estero non ha l’obbligo di scrivere sull’etichetta la provenienza.

Ci sono molte più probabilità di mordere un pane di questo genere quando lo compriamo al supermercato. Secondo i dati del presidente di Federpanificatori a Padova il 20 per cento del pane venduto nei supermercati arriva dalla Romania 🙁

Magari possiamo difenderci comprando il pane dal fornaio di fiducia, ma se siamo a mensa o in una tavola calda, come facciamo per sapere dove hanno comprato il pane?

Anna Simone

  1. ciao anna,

    conoscendoti (siamo stati colleghi all’università con la comune passione per le scienze sociali) non credo che tu abbia “timore” per il pane prodotto in romania, che è poi fatto di farina, acqua e lievito come in Italia, ma del costo ambientale di trasferimento di un prodotto per vocazione “territoriale”. Sosteniamo i km 0 perchè è dissennato portare il pane dalla romania, ma evitiamo di adombrare discriminazioni culturali che non fanno bene allo spirito e alla mente.

    silvio vacca

    1. Ciao Silvio,

      esatto, sono contraria ai numerosi km che deve fare per giungere in Italia.
      Per quanto riguarda i miei dubbi materie prime utilizzate di incerta qualità non hanno motivo di esistere: come chiarisce un articolo su Il Fatto Alimentare “tutti gli alimenti prodotti e/o importati e/o commercializzati in Europa (compreso il pane rumeno) devono sottostare ai medesimi requisiti di sicurezza stabiliti nel reg. (CE) n. 178/02, “General Food Law. Secondo il regolamento tutte le imprese della filiera devono avere i registri relativi alla rintracciabilità dei prodotti alimentari. In altre parole i fornai, i mugnai che forniscono la farina, gli importatori che vendono i cereali e tutti i soggetti della filiera devono avere le informazioni necessarie per ripercorrere i passaggi che vanno dalla materia prima al prodotto finito. C’è di più, secondo la recente giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, anche i supermercati sono responsabili della sicurezza dei prodotti venduti sugli scaffali”. Appena posso aggiungo una nota al post!

      A presto
      Anna Simone

    2. se non sei sigura anna de la provenienza del pane non lo mangiare perche viene dalla romania .ricordati che nei anni 20 molti italiani ano imigrato in romania per fame,ma proprio fame ,magari avevano in italia le briciole del pane rumeno che a te ti fa tanto impresione,stai a dieta che e meglio .ciau stami bene

      1. Ciao, la questione non è la nazionalità del pane, ma il fatto che si congeli la massa, faccia una lunga tratta e poi venga infornato. Esistono forni a km zero, preferisco quelli!

  2. ma leggendo un quotidiano ad alta tiratura, i forni per la cottura del pane vengono alimentati con copertoni d’auto e casse da morto. Vanno bene i controlli, ma la biossina cfìhe contiene viene rilevata.
    Varese Giovanni

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